domenica 13 gennaio 2013

Le reazioni alla lista "FORZA EVASORI" e la doppia morale dei progressisti italiani


Il simbolo di Forza Evasori è finito nel tritacarne social-mediatico, per essere stato condiviso dalla pagina Facebook di una nota testata di orientamento "progressista". Questa formazione politica è stata travolta da commenti d'ogni genere, la cui analisi offre uno spunto di riflessione sulla degenerazione dell'idea di giustizia, ridotta a una parodia goffa di giustizialismo manicheo all'italiana.

"Questi andrebbero impalati". E' uno dei primissimi commenti che appaiono sul social network, seguito immediatamente da "li posso torturare?". Subito dopo, un altro commentatore avente come immagine del profilo uno slogan anti-omofobia (l'omofobia è una ferita per la pace) non lesina di auspicare altre strampalate misure disumane in danno dei componenti della suddetta lista "Non si potrebbe ingabbiare sedutastante l'autore del simbolo??? Tutti andrebbero impalati... Come Mussolini in via Loreto". Per fortuna c'è chi salta tutta la fase interlocutoria delle torture e va subito al dunque "li vedrei bene con un buco tra gli occhi".

Per ora niente di strano, la tortura, la morte programmata ed il ricorso alla giustizia sommaria o ad atti di puro e semplice terrorismo sono il filo rosso di tutta la storia del socialismo, quindi niente di diverso rispetto alla normale cultura che la sinistra eroga su internet. La cosa interessante è che i commenti di questo tenore sono intervallati da interventi del tipo "Questa è apologia!!!!! chi ha presentato tale simbolo non solo non ha diritto di partecipare ma deve andare in GALERA!!!!!"; "Ma cazzarola, non ci sono gli estremi delll'apologia di reato o dell'istigazione a delinquere?"; "Incredibile non è possibile... ma non è illegale essere evasori?"; "Ma è legale ammettere tale schifo alle elezioni? Che lo stato intervenga x favore."; "in galeraaaaaaa"; "Istigazione a delinquere credo sia un reato."; "Ma prendere i nomi dei candidati e arrestarli?"; "Metteteli in galera subito"; "Ma non è apologia di reato?"; "Io li metterei in galera!". Dulcis in fundo, il capolavoro: "Attentato alla costituzione, questi sono da galera".


Come vedete, i nostri eroi della tastiera hanno raccolto la notitia criminis, hanno sussunto il fatto in una ipotesi di reato svolgendo le indagini concordando in merito alla responsabilità penale di chi ha presentato il simbolo di Forza Evasori. Nel frattempo lanciano la consueta maledizione mediatica invitando a torturare o ammazzare a vista. Sicuramente scherzano. In passato, tuttavia, non sono mancate le occasioni per trasformare questa sorta d'umorismo rivoluzionario in tragedia.

Tutto rientra in quella visione della giustizia divisa in due partizioni, una "morbida" a protezione dei Buoni, ed una "rigida" ed intransigente, a presidio dei valori in cui credono i Buoni, onde reprimere i Cattivi, nel cui novero rientrano senza dubbio gli evasori. Si tratta di un "doppio binario" mentale che porta certa sinistra giustizialista ad autoassolversi da qualsiasi genere di reato e a puntare il dito sul nemico politico, anche inventando reati insussistenti.


Questo habitus mentale è stato inculcato nella cultura di sinistra da anni d'inutili monologhi legulei in tv, in cui si parlava di reati come fossero patatine fritte, tutti strumentali alla lotta senza quartiere contro i soliti avversari politici.

Tant'è vero che, alla prima occasione, quando qualcuno viene arrestato e magari condannato, in seguito ad una manifestazione in piazza, come in un recente caso (di cui non farò menzione, non essendo questo articolo rivolto contro quell'imputato in particolare), con l'ipotesi che il soggetto abbia commesso il reato di devastazione e saccheggio, il condannato finisce col prendere atto che la giustizia non è quella che sembrava essere il toccasana contro i Cattivi. "Quando sono stato arrestato il 20 aprile scorso, dissi che ero sereno; ciò che mi portava a esserlo era la fiducia che riponevo nella giustizia".

Anni ed anni di processi simulati in tv hanno confortato i ragazzi che ritengono di essere dalla parte del Bene assoluto, facendo passare l'idea secondo cui la giustizia persegue finalità vicine alle loro istanze politiche. Ovviamente non è vero. Così, alla prima occasione in cui un manifestante, come in data 7 gennaio di quest'anno, subisce una condanna, si leggono frasi come "ho visto la vera faccia della giustizia italiana", in cui si fa riferimento a presunti "Poteri forti dello Stato". Ma non era sempre buono e sacro lo Stato ed il suo potere?

Il paradosso è che ci sia una massa di socialisti dalle più varie colorazioni, che si svena per il potere autoritativo dello Stato e che chiede maggiore regolazione ed intervento pubblico nell'economia nonché nella vita delle persone. Gli stessi fanatici dello Stato finiscono col lottare ora contro le forze dell'ordine, da loro descritte come servi e trattate peggio delle bestie, o contro la giustizia che, dopo che vengono condannati, viene da loro definita "sommaria", addirittura propugnando una "revisione del Codice Rocco". E' tanto facile sacralizzare lo Stato e chiedere più Stato o più controllo, se non ci si imbatte in essi. Soprattutto, è troppo facile chiedere una giustizia implacabile, fulminea e furiosa, pretendere la tanto amata "galera" per i nemici, se non si ha nemmeno una minima idea di cosa significhi affrontare il peso di un processo e le sue conseguenze.





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